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domenica 22 novembre 2009

Apatia sociale o menefreghismo (sub)culturale?

Oggi sono stato in piazza e…be’ che dire..solita vita!
Nessuna novità, nessuna affollata fiera dell’antiquariato, pochi bambini in bicicletta e addirittura meno pensionati a chiacchierare del più e del meno.
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Cosa mi aspettavo?
A dire il vero, nulla di più. Ecco…siamo arrivati al tema del giorno: l’apatia sociale.
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L’apatia.
Come possiamo definire l’apatia? Be’ andiamoci alla buona e, per carità, non vi aspettate definizioni complete ed esaurienti dal sottoscritto. Quindi aiutati da Wikipedia (la enciclopedia on line più famosa al mondo) diciamo semplicemente che possiamo distinguere l’apatia psicologica da quella filosofica.
Con la prima indichiamo la “condizione caratterizzata da una diminuzione o dall'assenza di qualsiasi reazione emotiva di fronte a situazioni, eventi della vita di tutti i giorni” L'apatia è una riduzione dei comportamenti finalizzati, dovuta a mancanza di motivazione. Si distingue dalla depressione in quanto il paziente apatico non prova disagio per la sua condizione, mentre la depressione correla con stati ansiosi e provoca un tono negativo dell'umore che può arrivare fino al desiderio di morire…per fortuna il “disinteresse cronico” dei grammichelesi raggiunge punte davvero preoccupanti ma non arriva al desiderio di morte (…o almeno della morte propria!).
Escluso quindi la depressione, credo che i tratti psicologici dell’apatia si manifestino per intero tra i nostri concittadini: mancanza di motivazione <>; mancanza di reazione emotiva <>, mancanza si disagio <<>>.
Decisamente si…i sintomi psicologici si manifestano tutti. Anche nei soggetti che non ammettono pubblicamente di essersi arresi all’apatia, inizia a diffondersi sempre più una consapevolezza inconscia, un realismo empirico che li porta ad essere certi che nulla può cambiare, che nulla può sovvertire l’ “andazzo attuale”, che non c’è da scandalizzarsi neppure davanti le più grandi nefandezze perché tutto è possibile per LORO mentre ormai nulla è possibile per NOI.
…. situazione inquietante.
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Filosofia
Non dimentichiamoci che l’apatia può anche essere considerata sotto il profilo filosofico. In un paese ricco di grandi pensatori sempre disposti a dire la loro ma mai ad alzare un dito per dare concretezza alle proprie idee, non possiamo sottovalutare l’influenza di questa corrente di pensiero.
L'apatia è la virtù per eccellenza dello stoico e consiste nell'assenza di passioni.
Gli stoici sostenevano che se ci si lasciava attrarre troppo dall'entusiasmo, una volta che le cose fossero andate storte, si sarebbe caduti nella delusione. È questa la differenza essenziale tra la tristezza e l'apatia.
Ma l’impassibilità derivante dall’apatia è cosa ben diversa dall'atarassia epicurea che si riferisce all'imperturbabilità del saggio di fronte alle passioni e desideri tale da generare in lui una condizione di serenità e tranquillità (piacere catastematico, stabile).
Nell'atarassia l'uomo è quindi soddisfatto della sua condizione e rinuncia ad ogni azione per modificarla…ma non credo che si rischi di confondere le correnti di pensiero: chi a Grammichele potrebbe sinceramente definirsi soddisfatto?
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L’avvento del Cristianesimo.
Che tra i grammichelesi vi siano tutti i “sintomi” dell’apatia sembra non esservi alcun dubbio. Ma risulta interessante approfondire (ne ho ancora per poco…so di avervi annoiato già a sufficienza) il concetto di apatia come re-interpretato dal cristianesimo.
Che a Grammichele la maggior parte dei politici e dei concittadini si definisca cristiano-cattolica penso sia pacifico (non entro nel merito se puoi tutti rispettino realmente i precetti della Chiesa romana perché altrimenti non finirei più di scrivere…).
Allora, nel cristianesimo greco l'απάθεια indica l'obbedienza dei monaci nei confronti del loro superiore: i monaci non vivono seguendo il loro libero arbitrio, fanno voto di essere sottomessi (sudditanza) all'autorità di un abate. Se il pathos nel pensiero cristiano diventa la volontà che ognuno esercita su di sé, l'apàtheia, in quanto obbedienza assoluta, «libera» da un simile arbitrio individualistico.
Questo non vi ricorda nulla? A molti il pensiero vola a qualche clamoroso esempio locale..ma continuiamo…
Un esempio di completa sudditanza cristiana è quello offerto dall'ordine della Compagnia di Gesù dove, analogamente al valore militare della discipliana, i gesuiti pronunciano un voto di obbedienza al papa secondo la formula perinde ac cadaver, "come se fosse un cadavere".
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Perinde ac cadaver
Questo sembra essere il motto di alcuni nostri concittadini che si ostinano ad una osservanza arrogante, cieca e - alla fine- addirittura eccessiva.
Dietro la scusa di dover rispondere di chissà cosa a chissà a chi, spesso si costringono a (o meglio, si crogiolano in) un immobilismo davvero preoccupante.
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X FACTOR
Il fattore X che potrebbe essere rappresentato dai giovani, ovviamente in questo sistema viene completamente neutralizzato se non addirittura invertito. Da sempre i giovani sono stati portatori di nuove istanze, di nuovi modi di comunicare se non di ragionare…ma il sistema imposto non porta ad alcuna selezione –tra le leve più giovani - dei più coraggiosi, abili e intraprendenti. Qui si premia soltanto il servilismo più cieco, la fedeltà più idiota, la schiavitù intellettuale!
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La prova del 9
Avete mai provato ad esprimere anche la più innocente delle critiche ad un amico?
Annuiamo alle ovvietà, applaudiamo agli atti di “ordinaria amministrazione” (cioè atti quasi dovuti per le cariche ricoperte), e li consoliamo quando naufragano i loro progetti nati male e realizzati peggio…
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Apatia?
A fronte di tutto cio’, una domanda sorge spontanea: ma siamo davvero affetti da una grave forma di apatia sociale o non si tratta più semplicemente che ci stiamo arrendendo anche noi alla subcultura del mero menefreghismo?

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